Zona NucleareIl sito unico nazionale per la raccolta delle scorie nucleari ,
la Sogin, i Personaggi, le Norme, il business dei rifiuti radioattivi,
le situazioni ambigue di una vicenda attorno cui girano Miliardi di Euro

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Il sito unico nazionale per la raccolta delle scorie nucleari , la Sogin, i Personaggi, le Norme, il business dei rifiuti radioattivi  italiano

    The only national site for collection of nuclear wastes in Italy, Sogin, Personages, Rules, radioactive wastes business  english
    Le seul site national pour la récolte des déchets nucléaires en Italie, le Sogin, les Personnages, les Règles, le business des déchets radioactifs  francais
    イタリアにおける国の統合核廃棄物処分場、la Sogin(核施設管理株式会社)、重要人物、法規、放射性廃棄物ビジネス  japanese
    El único “sitio nacional” por la recolección de la basura nuclear en Italia, la SOGIN, los personajes, las normas, el negocio de los desechos radiactivos  espanol
    Einziges Atommüll-Endlager in Italien, die SOGIN, die Mitwirkenden, die Normen, der Business des radioaktiven Abfalls  deutsch

   ENGLISH REPORT
1. I.A.E.A. report of nuclear power development in Italy
2. What is SOGIN - Nuclear Plant Management?
3. What is ANPA (now called APAT)?
4. Decommissioning in Italy - National fact sheet
5. Status of decommissioning activities of Italian Nuclear Power Plants
6. More info about Scanzano Jonico (or Ionico) and nuclear waste repository
7. Italy to send nuclear waste abroad for disposal and UK to keep foreign nuclear waste


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Il documento presente in questa pagina è la relazione integrale e originale (escluse le appendici finali e le note a pie' di pagina) effettuata dalla Sogin per la localizzazione del sito unico nazionale per la raccolta delle scorie nucleari.
(elaborato PDN RT 002 - Rev. 0 - Pag. totali 114)

 

per le appendici finali della relazione integrale e originale effettuata dalla Sogin


per conoscere il parere su tale studio espresso dal Presidente del C.N.R. - prof. Carlo Rubbia - in Commissione Ambiente alla Camera dei Deputati in data 25.11.03





STUDIO PER LA LOCALIZZAZIONE DI UN SITO PER IL DEPOSITO NAZIONALE CENTRALIZZATO DEI RIFIUTI RADIOATTIVI



 
SOMMARIO

 
1 - Premessa
  2 - Indirizzi istituzionali
  3 - Studi e ricerche pregresse in ambito nazionale

  4 - Criteri generali di sicurezza
  5 - Recuperabilità dei rifiuti radioattivi
  6 - Inventario dei rifiuti radioattivi di II categoria

  7 - Inventario dei rifiuti radioattivi di III categoria
  8 - Metodologia di selezione di un sito profondo in formazione salina
  9 - Applicazione della procedura della selezione del sito
10 - Caratteristiche sismiche e gro-idrologiche del sito di Scanzano Jonico
11 - Caratteristiche ambientali e territoriali dell'area di Scanzano Jonico
12 - Piano preliminare di validazione della scelta del sito
13 - Conclusioni


 




3  STUDI E RICERCHE PREGRESSE IN AMBITO NAZIONALE



3.1 Premessa

Sistemare definitivamente i rifiuti radioattivi significa isolarli dalla biosfera per il tempo necessario a consentire il decadimento della radioattività in essi presente fino a livelli confrontabili con quelli naturali. Sistemazione definitiva significa anche esclusione di carichi sanitari e gestionali indebiti per le generazioni future.
L’isolamento dei rifiuti avviene tramite combinazioni di barriere naturali e artificiali con tipologie e proporzioni reciproche variabili a seconda delle opzioni di deposito prescelte e dei caratteri fisico-ambientali del territorio sede di tali strutture.
L’isolamento si pone in termini temporali assai distanti per i due gruppi di rifiuti prodotti dalle attività nucleari: centinaia di anni per un primo gruppo, decine o centinaia di migliaia di anni per un secondo gruppo.
La normativa tecnica nazionale identifica tali gruppi di rifiuti rispettivamente nella seconda e nella III categoria della classificazione rinvenibile nella GT N. 26, dove i rifiuti radioattivi sono così classificati:

- Rifiuti di II categoria: rifiuti a bassa e media attività che contengono essenzialmente radio- nuclidi con tempi di dimezzamento uguali o inferiori a 30 anni, e una quantità assai limitata di radionuclidi a lunga vita, così da raggiungere, nell’arco di alcune centinaia di anni, con- centrazioni di radioattività paragonabili a quelle del fondo naturale. In particolare, la loro concentrazione di radioattività, a seguito dei processi di trattamento e condizionamento, non deve superare, all’atto dello smaltimento, i valori indicati nella Tabella 1 della Guida Tecnica n. 26 dell’APAT. Il loro smaltimento può essere effettuato in depositi definitivi di tipo superficiale o sub-superficiale a bassa profondità.

- Rifiuti di III categoria: rifiuti ad alta attività e/o contenenti quantità significative di radionuclidi a lunga vita, la cui concentrazione di radioattività, a seguito dei processi di trattamento e condizionamento, supera, all’atto dello smaltimento, i valori indicati nella Tabella 1 della Guida Tecnica n. 26 dell’APAT. Tale categoria può includere anche il combustibile irraggia- to, qualora rientri nella definizione di “rifiuti radioattivi” secondo l’art. 4 comma 3 lettera i del D.L.vo n. 241/00. Lo smaltimento di tali rifiuti è effettuato in formazioni geologiche stabili ad elevata profondità.

Per l’isolamento dei rifiuti a bassa e media attività e a breve tempo di decadimento (II categoria) sono adottate nel mondo varie configurazioni di deposito e varie ubicazioni ambientali (vedasi successivo capitolo 5). Realizzazioni sopra la superficie topografica, a piccola profondità o in preesistenti cavità soddisfano l’esigenza di sistemazione definitiva.
Per l’isolamento dei rifiuti ad alta attività e/o a lungo tempo di decadimento (III categoria) esiste un largo e consolidato consenso in ambito scientifico che la soluzione più idonea sia quella del- lo smaltimento geologico, e cioè il confinamento dei rifiuti in formazioni geologiche profonde ritenute idonee ad assicurare l’isolamento per i tempi necessari al decadimento. Mentre su scala mondiale sono operativi o in fase di approntamento numerosi laboratori sotterranei per validare ulteriormente tale soluzione, l’unico esempio al mondo di applicazione dello smaltimento geologico su scala significativa di rifiuti radioattivi ad alta attività e/o a lunghissima vita media è quello del deposito statunitense denominato WIPP (Waste Isolation Pilot Plant) in cui vengono inviati tutti i rifiuti contenenti elementi transuranici a lunghissima vita media prodotti negli USA nel quadro dei programmi militari.

In ambito nazionale, le attività relative alla sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi hanno avuto una evoluzione parallela a quella delle attività nucleari; in particolare:
- negli anni Settanta e Ottanta, quando si prevedeva un forte impegno nazionale nell’utilizzazione del nucleare da fissione come fonte energetica, l’attenzione è stata princi- palmente rivolta allo studio delle possibili soluzioni (smaltimento geologico) per i rifiuti di III categoria che la realizzazione di tale programma avrebbe prodotto in quantità non trascura- bili;
- dalla metà degli anni Novanta, la mancata realizzazione del suddetto programma e la chiu- sura degli impianti nucleari esistenti ha focalizzato maggiormente l’attenzione sulla sistema- zione definitiva (in superficie o sub-superficie) della grande quantità di rifiuti radioattivi di II categoria derivanti sia dalla loro passata gestione che dal loro smantellamento.

Ultimamente, sulla base dell’indirizzo governativo di concentrare l’attenzione su una soluzione possibilmente unitaria per tutte le categorie di rifiuti radioattivi, si è potuto far riferimento all’intero patrimonio di studi sulla sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi accumulato in am- bito nazionale negli scorsi decenni.

Qui di seguito si riporta una descrizione sintetica dei suddetti studi.



3.2 Attività dell’ENEA sullo smaltimento geologico dei rifiuti di III categoria

Un notevole impegno è stato esercitato nello studio delle soluzioni concettuali e sitologiche per la sistemazione dei rifiuti ad alta attività e/o a lunga vita (III Categoria). Un apposito “Progetto Smaltimento Geologico Rifiuti Radioattivi” è stato istituito dall’ENEA (allora CNEN) nel 1978. Le attività furono successivamente intensificate in occasione della partecipazione italiana ai pro- grammi comunitari che hanno permesso lo sviluppo di ricerche sistematiche e coordinate a livello internazionale.
Alla metà degli anni ’70 il CNEN aveva già avviato, in cooperazione con il Servizio Geologico Nazionale e nell’ambito del progetto della Comunità Europea per la “gestione e stoccaggio dei rifiuti radioattivi“ (contratto CNEN-EURATOM 022-76-9 WASI), uno studio delle formazioni geologiche presentanti caratteristiche favorevoli allo smaltimento dei rifiuti radioattivi solidi ad alta attività e/o a lunga vita. Lo studio riguardava l’esame delle formazioni cristalline granitiche, argillose in senso lato e quelle saline (giacimenti di salgemma).
Le conclusioni dello studio sono state recepite del documento della Commissione delle Comuni- tà Europee: “European catalogue of the geological formations having favourable characteristics for the disposal of solidified high level and/or long lived radioactive wastes” del Settembre 1979, il cui Capitolo 7 è interamente dedicato all’Italia.
Nel complesso, le attività sono state svolte nel periodo 1976-’89 e hanno interessato 6 tematiche principali: studi geologico-territoriali; evidenze naturali delle capacità di barriera idrologica e geochimica delle argille, sperimentazioni in laboratorio, studi e sperimentazioni in sito, studi di ingegneria e analisi di sicurezza.
Va ricordato in particolare il contribuito scientifico dell’ENEA alla identificazione e allo studio dei cosiddetti “analoghi naturali” quali strumenti di validazione del concetto di smaltimento geologico, oggi largamente utilizzati nelle analisi di sicurezza a lunghissimo termine dei siti.
In particolare l’applicazione degli analoghi naturali presenti sul territorio italiano è stata focalizzata sulle formazioni argillose poiché, nella ripartizione dei compiti tra i Paesi partecipanti ai programmi comunitari, l’ENEA indirizzava l’impegno verso queste formazioni. I risultati di studio hanno permesso di dimostrare le eccezionali proprietà dell’argilla quale contenitore geologico dei rifiuti a lunga vita. Tali proprietà possono risultare utili sia nel caso il deposito dei rifiuti radioattivi venga realizzato in una formazione di argilla, sia nel caso la formazione di argilla inglobi la formazione salina ospitante direttamente il deposito.



3.3 Studi e ricerche dell’ENEA sul deposito definitivo dei rifiuti di II categoria

La prima azione svolta dall’ENEA per la ricerca di siti di sistemazione dei rifiuti di II categoria ha avuto luogo negli anni ‘70. Il progetto, denominato “Destinazione Ultima Rifiuti Radioattivi” (DURA), era focalizzato soprattutto sullo smaltimento dei rifiuti radioattivi provenienti dalle attività di ricerca.
Furono effettuate limitate attività di indagine, a livello di studio concettuale preliminare, su alcune piccole isole del Meridione, ma tali attività vennero ben presto abbandonate.
Alla fine degli anni Settanta l’ENEA eseguì un’indagine preliminare sulla possibilità di utilizzazione di alcuni siti del Demanio Militare in via di alienazione, ma da tale analisi non emersero, all’epoca, risultati significativi.
Alla metà degli anni Ottanta venne richiesto all’ENEA di individuare un sito per lo stoccaggio di
10.000 m3 di rifiuti condizionati a bassa attività di proprietà dell’ENEL. L’ENEA individuò tre tipo- logie di possibili situazioni sitologiche:

– rilievi a sommità pianeggiante, arealmente delimitati, chiusi in basso da complessi litolo- gici permeabili di varia natura, con falda locale profonda sostenuta da substrati imper- meabili; di tali situazioni è stata redatta una carta di tutto il territorio italiano;
– cave di argilla a fronte molto inclinato, con spessore di argilla al retrofronte sufficiente all’escavazione di gallerie di volume adeguato a soddisfare la necessità indicata;
– gallerie ferroviarie abbandonate e miniere esaurite.

I risultati delle elaborazioni cartografiche e delle verifiche in sito furono raccolti in un rapporto consegnato al Ministero dell’Industria. Non ci fu tuttavia alcun seguito.
Nel 1988 l’ENEA-DISP si occupò della verifica dell’idoneità di alcune decine di aree del Demanio Militare per l’eventuale ubicazione di un deposito finale per i rifiuti di II categoria. Si arrivò al- la individuazione di quattro siti idonei, all’epoca occupati da depositi di munizioni dimessi o in via di dismissione, che furono elencati in ordine decrescente di preferenza. Di questi quattro siti, i primi due erano ritenuti particolarmente raccomandabili ai fini della realizzazione del deposito definitivo per i rifiuti di II categoria. Anche in questo caso l’iniziativa non ebbe alcun seguito pratico.



3.4 La Task Force Sito dell’ENEA

Nel 1996, dando seguito alle raccomandazioni espresse in tal senso dalla Sezione Nucleare della Commissione Grandi Rischi del Dipartimento della Protezione Civile, l’ENEA ha costituito per la prima volta nell’ambito della propria struttura operativa una task force (Task Force Sito, TFS) specificamente operante per la individuazione del sito nazionale per il deposito definitivo dei rifiuti di II categoria.
L’incarico specifico della TFS è stato quello di intraprendere le azioni di natura progettuale e si- tologica dirette alla progettazione di sistemi di deposito adeguati alla situazione italiana e alla individuazione e messa a punto di una metodologia per la selezione e la qualificazione di siti i- donei ad ospitare i sistemi di deposito.
La prima azione svolta dalla TFS è stata la preparazione di uno studio di fattibilità, a livello di esercizio teorico, relativo alla localizzazione del deposito in due siti del demanio militare scelti tra quelli che erano stati oggetto di investigazione preliminare da parte dell’ENEA-DISP negli anni 1988-1989. Gli obiettivi dello studio erano di tipo generale, cioè diretti non a verificare in via preliminare l’idoneità dei due siti, ma a identificare una metodologia di valutazione dei siti e di verifica dell’impatto ambientale.
Tale metodologia, nota come performance assessment o safety assessment e mai applicata in Italia per installazioni di questo tipo, si basa sull’uso di modelli di calcolo che consentono la determinazione dell’impatto ambientale derivante da una determinata soluzione ingegneristica di deposito, noti i dati di base della configurazione geografica del sito.
Lo studio è stato completato nel febbraio 1998. Sulla base dei risultati e delle problematiche in esso individuate, e tenuto conto dei compiti assegnati, la TFS ha avviato a partire dal 1998 le seguenti azioni:

– azioni dirette alla definizione dell’inventario nazionale dei rifiuti radioattivi;
– azioni dirette allo studio delle barriere artificiali di confinamento dei rifiuti radioattivi;
– progettazione concettuale del sistema di deposito, con inclusione del sistema di immagazzinamento dei combustibili irraggiati e dei rifiuti condizionati di III categoria;
– azioni dirette alla individuazione di una metodologia per lo svolgimento di indagini di tipo geografico mirate alla individuazione e valutazione preliminare di siti o aree geografiche;
– azioni dirette all’acquisizione e sviluppo di una metodologia qualificata per le analisi di sicurezza e di impatto ambientale (performance assessment) del sistema di deposito;
– azioni dirette alla predisposizione di documenti informativi per la diffusione su larga scala (“general public”) delle informazioni sui rifiuti radioattivi e sul deposito definitivo.

A coronamento degli studi effettuati, nel 2001 la TFS ha sottoposto all’ANPA (ora APAT) una prima versione del “Progetto concettuale e di sistema del centro di deposito definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa attività”, allo scopo di avviare con l’autorità di sicurezza nucleare un confronto preliminare sulla valutazione e accettabilità dei criteri guida, delle metodologie di analisi di sicurezza e delle scelte tecnologiche assunti a riferimento.
Nel 2002 la TFS ha esteso anche alla valutazione preliminare dell’opzione sub-superficiale (deposito definitivo da realizzare in sotterraneo a bassa profondità) gli studi che fino al 2001 erano focalizzati essenzialmente su un deposito definitivo ingegneristico di tipo superficiale. Contemporaneamente è stata portata a termine, con l’applicazione di criteri di esclusione e/o di preferenza sempre più stringenti, l’identificazione sul territorio nazionale di una serie di aree proponibili per un impianto esclusivamente di tipo superficiale. Tali aree, inizialmente in numero di oltre 200, sono state successivamente ridotte a una trentina, da indagare ulteriormente attraverso fasi di caratterizzazione e qualificazione.
Per un panorama più completo e aggiornato delle attività e delle pubblicazioni ENEA è possibile la consultazione del sito web al seguente indirizzo: http://www.casaccia.enea.it/gsp3



3.5 Il Gruppo di Lavoro della Conferenza Stato-Regioni

Su iniziativa del Ministero dell’Industria, in parallelo all’emissione da parte dello stesso Ministero del documento “Indirizzi strategici per la gestione degli esiti del nucleare”, che costituisce tuttora il riferimento di politica nazionale in materia di gestione dei rifiuti radioattivi e disattivazione degli impianti nucleari, venne formalizzato alla fine del 1999 il già ricordato “Accordo tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano per la definizione e l’allestimento di alcune misure volte a promuovere la gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti in Italia”. Nell’ambito di tale accordo viene stabilita la creazione di un “Gruppo di lavoro sulle condizioni per la gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi” con il compito di sottoporre all’approvazione della Conferenza Stato-Regioni un documento contenente:

– lo stato dell’arte in ordine agli studi e alle ricerche prodotti per la localizzazione e realizzazione del deposito, con eventuale prospettazione dei punti critici e degli argomenti di approfondimento;
– proposte inerenti:

  • le iniziative di informazione e gli strumenti di confronto e coinvolgimento delle popolazioni e degli enti locali;
  • le procedure per la scelta del sito e gli strumenti di raccordo, con eventuale modificazione o nuova costituzione di forme di cooperazione strutturali e/o funzionali, che consentano la collaborazione e l’azione coordinata tra i diversi livelli di governo e di amministrazione, con evidenziazione delle soluzioni atte ad assicurare una maggiore semplificazione ed efficacia dell’azione amministrativa;
  • le soluzioni e gli strumenti volti a promuovere e realizzare le condizioni per l’armonico inserimento del deposito nel contesto territoriale circostante.

Il rapporto redatto dal Gruppo di Lavoro, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni nella seduta del 31 gennaio 2002, è stato frutto di un considerevole sforzo di raccolta, elaborazione, valutazione critica e riorganizzazione di informazioni a livello sia nazionale che internazionale, e quindi di preziosissima consultazione ai fini della realizzazione del deposito definitivo.
Le analisi riportate nel documento riguardano, in particolare:

– l’impatto ambientale del deposito definitivo;
– il quadro normativo e legislativo generale (non solo per gli aspetti tipicamente nucleari);
– l’eventuale possibilità di valorizzare, per il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, l’esperienza nazionale in materia di rifiuti non radioattivi (pericolosi o tossico-nocivi);
– gli obiettivi di sicurezza e radioprotezione nazionali e internazionali;
– il concetto di “reversibilità” e di “recuperabilità”;
– le esperienze internazionali più significative;
– le procedure per la localizzazione;
– le misure di accompagnamento;
– le iniziative per l’informazione e gli strumenti di confronto e coinvolgimento delle popolazioni e delle autorità locali.

Le conclusioni più significative possono essere così sintetizzate:

– emerge rafforzata l’opzione di un sito unico, centralizzato a livello nazionale, in cui collo- care sia il deposito definitivo dei rifiuti di II categoria sia il deposito temporaneo per i rifiuti di III categoria e per il combustibile irraggiato;
– occorre colmare le lacune tuttora presenti nella redazione dell’inventario nazionale dei rifiuti radioattivi;
– deve essere seguita con interesse e attenzione l’opzione della recuperabilità dei rifiuti;
– devono essere considerate sia la soluzione superficiale che quella sub-superficiale o in caverna;
– devono essere poste in atto tutte le misure finalizzate alla partecipazione il più allargata possibile nel processo decisionale della selezione e scelta del sito;
– in tale ambito, essenziale è la diretta responsabilizzazione della Conferenza Unificata, in particolare per la definizione dei criteri di scelta;
– nell’ambito delle misure di accompagnamento, la realizzazione del deposito va presenta- ta come facente parte di un “Progetto di sviluppo integrato del centro e del territorio”; in particolare, si tratta di un centro di alta specializzazione, in cui il deposito fa parte di un progetto assai più articolato, comprendente, ad esempio:

  • laboratori specializzati nella caratterizzazione dei materiali radioattivi;
    – attività di ricerca nel campo della gestione e sistemazione dei rifiuti radioattivi ed in particolare dei rifiuti di III categoria;
  • attività nel campo dei controlli e della caratterizzazione ambientali, come estensio- ne dei controlli ambientali radiometrici comunque da effettuare nel centro e nei din- torni, (sorveglianza fisica e medica della radioprotezione) inclusa la formazione e la qualificazione di operatori specializzati;
  • attività di studio, ricerca, sperimentazione e modellistica, per il mantenimento di una cultura nazionale nel campo della radioprotezione;
  • attività di ricerca e sviluppo tecnologico nel campo del condizionamento dei rifiuti pericolosi, della qualificazione di materiali e manufatti, degli interventi robotizzati in ambienti ostili, ecc.;
  • gestione di un centro di informazione e documentazione e di un centro congressi.

Per una informazione più completa sul rapporto del Gruppo di Lavoro si segnalano i seguenti siti web:
http://www.casaccia.enea.it/conferenza-statoregioni http://www.palazzochigi.it/Conferenze/c_stato_regioni/Atti/dettaglio.asp?d=15808



3.6 Le attività SOGIN

A partire dalla fine del 2001 e fino a tutto il 2002 un gruppo di lavoro costituito all’interno della SOGIN ha effettuato uno studio preliminare sulla fattibilità dello smaltimento dell’inventario dei rifiuti radioattivi italiani a bassa attività in un deposito di tipo superficiale.
Lo studio è articolato nella trattazione dei seguenti argomenti principali:

– principi generali di riferimento a livello internazionale;
– inventario dei rifiuti;
– criteri di radioprotezione, criteri per la selezione;
– deposito di tipo superficiale;
– recuperabilità dei rifiuti;
– valutazioni di sicurezza a lungo termine (performance assessment).

Lo studio ha messo in evidenza:

– quali sono i radioisotopi che risultano più rilevanti ai fini delle valutazioni di sicurezza;
– la possibilità di collocare nel deposito anche alcune tipologie di rifiuti classificati di III categoria (ad esempio, la grafite del reattore di Latina) senza che ciò comprometta il rispetto dei requisiti di sicurezza a lungo termine;
– la primaria importanza delle caratteristiche fisiche e geochimiche del sito, al di là della funzione di isolamento delle barriere ingegneristiche;
– la necessità di una più puntuale definizione dell’inventario nazionale, con particolare ri- ferimento ai radionuclidi più “critici” ai fini delle valutazioni di sicurezza.



3.7 Le attività ANPA (oggi APAT)

Negli ultimi anni, in previsione degli sviluppi delle attività, anche a livello preliminare, relative al deposito definitivo, sono state avviate dall’ANPA (oggi APAT) le seguenti iniziative:
– inventario nazionale dei rifiuti radioattivi già esistenti nei vari impianti, informatizzato tra- mite database interattivo e continuamente aggiornabile;
– programma di calcolo “RainMan” per la stima delle quantità di rifiuti prodotti dalla disatti- vazione degli impianti, in funzione dei vari parametri di riferimento (soluzioni processisti- che e tecnologiche adottate, tipologia dei contenitori, livelli di rilascio, ecc.);
– raccolta presso le più autorevoli fonti internazionali dello stato dell’arte sulle tecnologie, le procedure di analisi di sicurezza e le relative modellizzazioni adottate, con particolare riferimento agli obiettivi fondamentali di sicurezza e radioprotezione (“commessa radio- protezionistica”), ai requisiti generali del sito, ai requisiti generali delle barriere, alle me- todologie di valutazione di sicurezza, alle procedure di licensing, in vista della predispo- sizione di una specifica Guida Tecnica;
– avvio di iniziative per la formazione-informazione della pubblica opinione sulle problema- tiche relative alla messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi:



3.8 Le attività del Commissario Delegato

Con decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 14 febbraio 2003 è stato dichiarato lo stato di emergenza nelle aree di Lazio, Campania, Emilia Romagna, Basilicata e Piemonte che ospitano le installazioni nucleari italiane. La suddetta decisione è stata assunta a fronte dei seguenti fattori, connessi con la presenza di importanti quantità di rifiuti e materiali radioattivi nelle centrali elettronucleari, negli impianti di ricerca e industriali del ciclo del combustibile nucleare dimessi:

– aggravamento del rischio derivante dalla situazione di crisi internazionale;
– aggravamento del rischio di eventi alluvionali;
– necessità di iniziative straordinarie e urgenti per lo smaltimento dei materiali radioattivi giacenti;
– necessità di centralizzare i poteri relativi alla messa in sicurezza degli impianti a rischio.

In tale contesto, l’ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3267 del 7 marzo
2003 ha attribuito la carica di Commissario Delegato alla sicurezza nucleare al Presidente di SOGIN, Gen. Prof. Carlo Jean, e ha precisato i compiti, l’organizzazione, le modalità di finanziamento e i controlli per il raggiungimento degli obiettivi di cui al DPCM.
Tra queste azioni prioritarie, il punto centrale e condizionante per il raggiungimento del necessario livello di sicurezza è la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi prodotti durante l’esercizio degli impianti nucleari e che saranno prodotti dallo smantellamento delle stesse installazioni.
Per la risoluzione di questo problema è indispensabile e urgente la scelta di un sito ove realizzare il deposito e i relativi impianti per

– il deposito definitivo dei rifiuti a media e bassa attività e a breve vita (II categoria nella classificazione prevista dalla Guida Tecnica n. 26 dell’APAT), che rappresentano volumetricamente la quantità principale di rifiuti;
– lo stoccaggio temporaneo in bunker dei rifiuti ad alta attività e/o a lunga vita (III categoria) e del combustibile irraggiato.

A tal fine l’OPCM n. 3267/2003, all’art. 1 comma 6, prevede espressamente quanto segue:
“Il Commissario delegato provvede, d’intesa con la Conferenza dei Presidenti delle Re- gioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano, a porre in essere ogni iniziativa uti- le per la predisposizione di uno studio volto a definire soluzioni idonee a consentire la gestione centralizzata delle modalità di deposito dei rifiuti radioattivi”.

In applicazione del disposto dell’OPCM n. 3267, il Commissario Delegato ha costituito in data
11 aprile 2003 un gruppo di lavoro (nel seguito denominato GDL) del quale fanno parte esperti SOGIN, ENEA e delle università italiane con la partecipazione dell’APAT in veste di osservato- re.
Il GDL, utilizzando gli studi già svolti da ENEA, SOGIN, APAT e Gruppo di Lavoro Stato- Regioni, si è posto l’obiettivo di fornire il quadro dei presupposti tecnico-scientifici derivanti dalle linee guida internazionali per l’individuazione di uno o più siti di riferimento da sottoporre alle previste operazioni di qualifica per la scelta definitiva del sito di deposito.
Per la predisposizione dello studio, il Gruppo di lavoro si è avvalso del supporto del Ministero dell’Ambiente, del Dipartimento della Protezione Civile, del Ministero delle Attività Produttive.
Il GDL ha orientato lo studio alla definizione di una procedura per la localizzazione di un deposito definitivo per i rifiuti di II categoria facendo riferimento alle tipologie di deposito ingegneristico superficiale o sub-superficiale (sotterraneo a bassa profondità) in formazioni di argilla o granito.

Le attività del GDL sono state monitorate e commentate, nel corso dello svolgimento dei lavori, dal Comitato Scientifico di SOGIN, composto di eminenti scienziati nel settore delle attività nucleari.

Lo studio è stato presentato in data 16 giugno 2003 alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e della Province Autonome. In data 24 luglio 2003 il Presidente della Conferenza comunicava che la stessa aveva ritenuto di dover sospendere l’esame della procedura in attesa di chiarimenti in merito alla possibilità di esportazione totale dei materiali radioattivi.
 

 

 



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2. L' uomo, le radiazioni corpuscolari ed elettromagnetiche, le radiazioni ionizzanti
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2. Scorie nucleari. Il Commissario e la Commissione
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Risoluzione del Comitato delle Regioni (organo UE) n. 251 del 1998
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7. Riferimenti normativi in merito alla materia "rifiuti nucleari"
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9. Le Direttive Europee che disciplinano l’ accesso del pubblico all’ informazione ambientale
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6. La costruzione del "sito unico": l'Impregilo e la B.N.L. in prima linea?
7. A Taranto una base USA per i sottomarini nucleari?
8. Il rischio attentati terroristici legati ai depositi di scorie radioattive
 
 
DOSSIER MONDO
1. La situazione in Europa dei rifiuti radioattivi
2. I depositi per lo smaltimento dei rifiuti nucleari nel mondo
3.
Il problema delle scorie radioattive in USA

4. Il problema delle scorie radioattive in Russia
5. L'impianto di Sellafield in Gran Bretagna per il trattamento di rifiuti nucleari
6.
Lo smantellamento degli arsenali nucleari, l' uranio altamente arricchito (HEU), il plutonio e il mox
7. Il costo per la conservazione e lo smaltimento definitivo del materiale radioattivo
 
 
PROGETTI
        SPERIMENTALI
        E ALTERNATIVI
1. Lo smaltimento sotto i fondali marini
2.
La "trasmutazione" dei nuclei radioattivi a vita media-lunga in elementi stabili e il "motore" di Rubbia

3. Il Sole come discarica per le scorie nucleari
4. L'uso civile e bellico dell' uranio impoverito (il "prodotto di scarto")
5. Il batterio che ripulisce dalla radioattività
 

 


 

   

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