Tecnologie sperimentali e
progetti alternativi per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi: nel passato, nel
presente, nel futuro
Il problema dello smaltimento delle rifiuti
radioattivi ha portato i diversi Stati della mondo ad adottare diverse
soluzioni: gli USA hanno deciso di stoccarli nello Yukka Mountain, in Nevada, senza riciclarli. La
Federazione Russa è propensa a compiere un'operazione simile. Francia,
Belgio, Inghilterra, Giappone hanno invece deciso di riciclarli sotto forma
di MOX (ossidi di U e Pu) e riutilizzarli per aumentare la resa di
produzione di energia e ridurre la quantità degli stessi. Sono due
filosofie completamente differenti con grosse implicazioni politiche e
strategiche, culminanti nel cosiddetto NPT (Non Proliferation Treaty), avente
la finalità di minimizzare il rischio di proliferazione, incidente o
sabotaggio.
Alcune soluzioni sono rese
impossibili:
- depositare le scorie nei ghiacci polari dell'Antartico non è permesso
a seguito di un trattato internazionale il quale sostiene che l'ultimo
continente incontaminato non deve venire a contatto con il nucleare
- seppellire le scorie radioattive nella crosta terrestre ad un livello
sufficientemente profondo perché possano essere risucchiate nel nucleo
incandescente del pianeta, è una possibilità che è già stata studiata
dagli Stati Uniti e dalla Russia, ma non esisterebbero i presupposti
geologici per realizzarla.
Altre soluzioni sono poi state prese in considerazione nel passato e
ancora altre si prendono in considerazione per il futuro. Vediamo alcune
di queste idee.
A -
Lo
smaltimento sotto i fondali marini
B -
La "trasmutazione"
dei nuclei radioattivi a vita media-lunga in elementi stabili
C -
Il Sole come discarica per le scorie nucleari
D -
L'uso civile e
bellico dell' uranio impoverito (il "prodotto di scarto")
E -
Il batterio che ripulisce dalla radioattività
E - Il batterio che ripulisce dalla radioattività
Recentemente (dicembre 2003) alcuni ricercatori americani del The Institute for Genomic Research (TIGR) e della University of
Massachusetts, Amherst, finanziati dal Department of Energy, hanno
sequenziato il genoma di un batterio, il "Geobacter sulfurreducens",
che è in grado di metabolizzare i metalli radioattivi come
l'uranio.
Questo straordinario microrganismo, che vive nel suolo, potrebbe
svolgere un ruolo molto importante nelle strategie di "bioremediation", il
trattamento biologico di siti inquinati. "Il genoma di questo batterio
può aiutarci a rispondere ad alcune delle sfide più complesse in materia
di inquinamento ambientale nonché a produrre energia dallo sfruttamento
di fonti rinnovabili" ha dichiarato Spencer Abraham, segretario per
l'energia. "Geobacter è una parte importante della cassetta degli
attrezzi che la natura mette a disposizione per rispondere alle sfide
ambientali ed energetiche. Questa sequenza genomica e la ricerca che ne
deriverà potranno contribuire a mettere a punto strategie e
biotecnologie per la pulizia delle acque di falda e dei terreni
inquinati nelle zone industriali."
I ricercatori della
Università del Massachusetts hanno capito da tempo che Geobacter ha la
capacità di far precipitare, bloccandoli, una serie di radionuclidi
(come l'uranio e il tecnezio), evitando così che questi elementi
finiscano nelle acque dei pozzi e dei fiumi. Adesso, la sequenza del
genoma permette di capire alcune delle caratteristiche metaboliche più
interessanti di questo microorganismo, finora poco studiate e comprese.
[12]
|