Cos’è la radioattività?
A)
Introduzione
Si definisce
radioattività la proprietà che hanno gli atomi di alcuni elementi di
emettere spontaneamente radiazioni ionizzanti.
La radioattività non é stata inventata dall'uomo, anzi, al contrario,
l'uomo é esposto alla radioattività fin dal momento della sua
apparizione sulla Terra.
Solo recentemente (circa 100 anni fa), con i lavori dello scienziato
francese Henry Becquerel, l'uomo ha scoperto l'esistenza della
radioattività.
Fin dalla formazione della Terra, circa cinque miliardi di anni fa, la
materia era formata da atomi stabili non radioattivi e atomi instabili
radioattivi. Col trascorrere dei millenni, la maggior parte degli
elementi radioattivi, attraverso il processo di decadimento, hanno
cessato di essere tali.
Tuttavia, esistono ancora oggi in natura alcuni isotopi radioattivi, e
non é cessato l'apporto esterno di radioattività prodotto dal
bombardamento di raggi cosmici a cui siamo tuttora sottoposti. Ecco
perché tutto quello che ci circonda é "naturalmente" radioattivo.
Dall'alba dei tempi fino ad oggi, gli esseri viventi sono perciò
immersi in un vero e proprio bagno di radioattività:
Un chilogrammo di granito ha una radioattività naturale di circa 1000
Becquerel
Un litro di latte ha una radioattività naturale di circa 80 Becquerel
Un litro di acqua di mare ha una radioattività naturale di circa 10
Becquerel
Un individuo di 70 kg ha una radioattività dell'ordine di 8000 Becquerel,
causata dalla presenza, nel corpo umano, di isotopi radioattivi naturali
(in gran parte, potassio-40)
In Italia la dose di radioattività naturale cui é sottoposto annualmente
ciascun individuo é pari approssimativamente alla dose associata ad una
radiografia del torace moltiplicata per venti.
B) Atomi
La materia che ci circonda (aria, acqua, terra, oggetti, esseri viventi,
eccetera) é costituita da atomi, che a loro volta consistono in un
nucleo estremamente piccolo (dimensione approssimativa: un milione di
miliardi di volte meno di un metro), di carica positiva, circondato da
una nuvola di elettroni di carica negativa.
All'interno dell'atomo, il nucleo é costituito da protoni carichi
positivamente e da neutroni privi di carica e perciò neutri (come dice
il loro stesso nome).
Negli atomi, il numero di protoni (carichi positivamente) é uguale al
numero di elettroni (carichi negativamente), così che l'atomo é
elettricamente neutro.
Il numero totale di protoni nel nucleo (e quindi di elettroni nella
nuvola esterna), chiamato numero atomico, determina di quale
elemento chimico si tratta: così ad esempio l'elemento chimico con 8
protoni é l'ossigeno, quello con 26 protoni é il ferro, quello con 79
protoni é l'oro, quello con 92 protoni é l'uranio.
Come abbiamo visto, nel nucleo, oltre ai protoni, sono presenti anche i
neutroni: la somma del numero totale di protoni più il numero totale di
neutroni determina il numero di massa.
C) Isotopi
Un elemento chimico, oltre al numero fisso di protoni che lo
caratterizza, può avere un numero variabile di neutroni: in tal caso si
identificano diversi isotopi di uno stesso elemento.
Ad esempio: il ferro presente in natura é costituito da 4 isotopi, tutti
con 26 protoni ma ognuno con 28, 30, 31 e 32 neutroni rispettivamente.
Gli isotopi sono identificati dal nome dell'elemento e dal numero di
massa (esempio: ferro-54, ferro-56, ecc.).
In natura esistono circa 90 elementi (dall'idrogeno, il più leggero,
all'uranio, il più pesante) e circa 270 isotopi. Tra gli elementi, una
ventina sono costituiti da un unico isotopo (come ad esempio il sodio,
il cobalto, l'arsenico e l'oro), gli altri hanno almeno due isotopi (ad
esempio: il cloro ne ha due, lo zinco ne ha cinque, lo stagno ne ha
dieci).
Oltre agli isotopi da sempre presenti in natura (isotopi naturali) ,
esistono oggi un gran numero di isotopi artificiali, cioè prodotti
dall'uomo. Esempi di isotopi artificiali sono il il cobalto-60 (27
protoni, 33 neutroni), usato in radioterapia e in gammagrafia, il
plutonio-239 (94 protoni, 145 neutroni), usato come combustibile nelle
centrali nucleari.
D) Origine della radioattività
Gli isotopi presenti in natura sono quasi tutti stabili. Tuttavia,
alcuni isotopi naturali, e quasi tutti gli isotopi artificiali,
presentano nuclei instabili, a causa di un eccesso di protoni e/o di
neutroni. Tale instabilità provoca la trasformazione spontanea in
altri isotopi, e questa trasformazione si accompagna con l'emissione di
radiazioni ionizzanti per cui essi sono chiamati isotopi radioattivi, o
anche radioisotopi, o anche radionuclidi.
La trasformazione di un atomo radioattivo porta alla produzione di un
altro atomo, che può essere anch'esso radioattivo oppure stabile. Essa é
chiamata disintegrazione o decadimento.
Tale trasformazione, a seconda dei casi, può completarsi in tempi
estremamente brevi o estremamente lunghi. Una misura di tale tempo é
data dal tempo di dimezzamento, o tempo di vita media, che esprime il
tempo alla fine del quale la metà degli atomi radioattivi inizialmente
presenti ha subito una trasformazione spontanea.
Ad esempio il radioisotopo artificiale tecnezio-99m ha un tempo di
dimezzamento di 6 ore (dopo 6 ore la sua radioattività si é ridotta
della metà); il radioisotopo artificiale iodio-131 ha un tempo di
dimezzamento di 8 giorni; il radioisotopo naturale potassio-40 ha un
tempo di dimezzamento di 1,3 miliardi di anni.
Dopo dieci tempi di dimezzamento, la radioattività di un radioisotopo é
mille volte minore di quella iniziale.
E) Misura della radioattività
Un campione contenente radioisotopi si caratterizza per la sua quantità
di radioattività, che viene espressa con il numero di disintegrazioni
nell'unità di tempo di nuclei radioattivi. L'unità di misura é il
becquerel, con simbolo Bq.
1 becquerel = 1 Bq = 1 disintegrazione al secondo.
Poiché questa unità di misura é assai piccola, la radioattività si
esprime molto spesso in multipli di becquerel:
kilobecquerel (kBq) = mille Bq
megabecquerel (MBq) = un milione di Bq
gigabecquerel (GBq) = un miliardo di Bq
terabecquerel (TBq) = mille miliardi di Bq
(Allo stesso modo, per esprimere la distanza da Roma a Milano si
parla di 560 kilometri, e non di 560 milioni di millimetri)
L'unità di misura usata in precedenza era il curie, (simbolo: Ci)
definita come la quantità di radioattività presente in un grammo di
radio, elemento naturale che si trova assieme all'uranio. Questa unità é
immensamente più grande del Bq, perché in un grammo di radio si
producono 37 miliardi di disintegrazioni al secondo.
Perciò:
1 curie = 1 Ci = 37 GBq = 37 gigabecquerel = 37 miliardi di becquerel.
F) I differenti tipi di radioattività
I differenti tipi di radioattività sono:
• Radioattività alfa
• Radioattività beta
• Radioattività gamma
Ciascun tipo di radioattività ha un proprio "potere penetrante" e
"modalità di schermatura"
Radioattività alfa
Atomi nei cui nuclei sono contenute quantità eccessive di protoni e
neutroni emettono di solito una radiazione alfa, costituita da un nucleo
di elio (due protoni + due neutroni), e avente due cariche positive.
Tale disintegrazione porta alla formazione di un isotopo di altro
elemento chimico, avente numero atomico diminuito di due unità e numero
di massa diminuito di quattro unità.
Esempio: l'uranio 238 (92 protoni + 146 neutroni) emette radioattività
alfa trasformandosi in torio-234 (90 protoni + 144 neutroni), con un
tempo di dimezzamento di 4,5 miliardi di anni.
Le radiazioni alfa, per la loro natura, sono poco penetranti e possono
essere completamente bloccate da un semplice foglio di carta.
Radioattività beta
Atomi nei cui nuclei sono contenute quantità eccessive di neutroni
emettono di solito una radiazione beta, costituita da un elettrone. In
particolare, uno dei neutroni del nucleo si disintegra in un protone e
in un elettrone, che viene emesso. Tale disintegrazione porta alla
formazione di un isotopo di altro elemento chimico, avente numero
atomico aumentato di una unità (il protone in più) e numero di massa
invariato (il protone si é sostituito al neutrone).
Esempio: il cobalto-60 (27 protoni + 33 neutroni) emette radioattività
beta trasformandosi in nichel-60 (28 protoni + 32 neutroni), con un
tempo di dimezzamento di 5,3 anni.
Le radiazioni beta sono più penetranti di quelle alfa, ma possono essere
completamente bloccate da piccoli spessori di materiali metallici (ad
esempio, pochi millimetri di alluminio).
Radioattività gamma
La radiazione gamma é una onda elettromagnetica come la luce o i raggi
X, ma assai più energetica.
Le radiazioni alfa e beta sono invece di tipo corpuscolare e dotate di
carica (positiva le alfa, negativa le beta).
La radiazione gamma accompagna solitamente una radiazione alfa o una
radiazione beta. Infatti, dopo l'emissione alfa o beta, il nucleo é
ancora eccitato perché i suoi protoni e neutroni non hanno ancora
raggiunto la nuova situazione di equilibrio: di conseguenza, il nucleo
si libera rapidamente del surplus di energia attraverso l'emissione di
una radiazione gamma.
Esempio: il cobalto-60 si trasforma per disintegrazione beta in
nichel-60, che raggiunge il suo stato di equilibrio emettendo una
radiazione gamma.
Al contrario delle radiazioni alfa e beta, le radiazioni gamma sono
molto penetranti, e per bloccarle occorrono rilevanti spessori di
materiali ad elevata densità come il piombo.
Effetti della radioattività
A) Il concetto di dose
Le radiazioni prodotte dai radioisotopi interagiscono con la materia
con cui vengono a contatto, trasferendovi energia.
Tale apporto di energia, negli organismi viventi, produce una
ionizzazione delle molecole: da qui la definizione di radiazioni
ionizzanti.
La dose di energia assorbita dalla materia caratterizza questo
trasferimento di energia.
Gli effetti possono essere irrilevanti o più o meno dannosi, a
seconda della dose di radiazioni ricevuta e del tipo delle radiazioni
stesse.
Per meglio chiarire l'importanza della dose assorbita, un esempio
noto a tutti é quello delle radiazioni ultraviolette dei raggi solari,
che, per l'uomo, a piccole dosi sono innocue, ma per esposizioni
eccessivamente prolungate possono provocare colpi di sole o bruciature
della pelle.
B) La misura della dose
L'unità di misura della dose assorbita dalla materia a seguito
dell'esposizione alle radiazioni ionizzanti é il Gray (simbolo: Gy):
1 Gray (Gy) = 1 joule (J) assorbito da 1 kilogrammo di materia
Per la misura delle dosi di radiazioni assorbite dall'uomo, o più
precisamente per una misura degli effetti biologici dovuti alla dose di
radiazioni assorbita, é stato introdotto il concetto di equivalente di
dose, che tiene conto della dannosità più o meno grande, a parità di
dose, dei vari tipi di radiazioni ionizzanti.
In questo caso, l'unità di misura é il sievert (simbolo: Sv).
In particolare:
per le radiazioni beta e gamma: 1 Gray => 1 Sievert
per le radiazioni alfa: 1 Gray => 20 Sievert
per i fasci di neutroni: 1 Gray => 3 - 11 Sievert (a seconda
dell'energia dei neutroni)
Di uso più comune é il sottomultiplo millisievert (mSv), pari a un
millesimo di Sv.
Ad esempio, come riportato nella seguente tabella, una radiografia al
torace comporta l'assorbimento di una dose di circa 0,14 millisievert (mSv).
Alcuni dati dosimetrici relativi ad esami medici con raggi X:
Radiografia del torace 0,14 mSv
Radiografia dell'addome 1,1 mSv
Radiografia del tubo digerente 4,1 ÷ 7,2 mSv
Colecistografia 1,5 mSv
Urografia 3,1 mSv
Mammografia 1,0 mSv
C) L'esposizione dell'uomo alle radiazioni
L'uomo può essere esposto alla radioattività in due modi:
• per esposizione esterna, che avviene quando l'individuo si
trova sulla traiettoria delle radiazioni emesse da una sorgente
radioattiva situata all'esterno dell'organismo; si parla, in questo
caso, di irradiazione
• per esposizione interna, che si verifica quando la sorgente
radioattiva si trova all'interno dell'organismo, a causa di inalazione
per respirazione, e/o ingestione, ovvero per introduzione attraverso una
ferita; si parla, in questo caso, di contaminazione interna
L'esposizione esterna cessa quando l'individuo si allontana dalla
sorgente ovvero vengono interposti opportuni schermi tra sorgente e
individuo. Le radiazioni alfa, beta e gamma da esposizione esterna non
fanno diventare radioattiva la materia che le assorbe.
L'esposizione interna cessa quando i radioisotopi respirati o ingeriti o
introdotti attraverso ferite sono completamente rimossi dall'organismo
(ad esempio: con l'urina, le feci, ecc.).
D) L'esposizione alle radiazioni naturali
Per poter considerare nella giusta luce gli effetti della radioattività
sull'uomo, é necessario anzitutto prendere in considerazione
l'esposizione alle radiazioni naturali. A tale "bagno di radioattività",
in cui l'uomo é immerso fin dalla sua origine, gli organismi viventi si
sono da tempo adattati.
La dose annualmente assorbita da ogni individuo della popolazione per
effetto della radioattività naturale é mediamente di 2,4 mSv/anno
(2,4 millisievert/anno)
Sorgente |
Esposizione esterna(mSv/anno) |
Esposizione interna(mSv/anno) |
Totale(mSv/anno) |
Raggi
cosmici |
0,36 |
|
0,36 |
Potassio-40 |
0,15 |
0,18 |
0,33 |
Uranio-238
e radioisotopi associati |
0,10 |
1,24 |
1,34 |
Torio-232 e
radioisotopi associati |
0,16 |
0,18 |
0,34 |
Alla radioattività naturale contribuiscono una componente terrestre e
una componente extraterrestre.
La componente terrestre é dovuta ai radionuclidi presenti nei materiali
della crosta terrestre (rocce, minerali), come: il potassio-40, l'uranio
naturale, il torio e i radionuclidi ad essi associati. Tra questi
ultimi, particolare importanza riveste il radon, prodotto gassoso che
offre il maggiore contributo alla radioattività naturale.
La componente extraterrestre é costituita dai raggi cosmici, i cui
effetti sono tanto più rilevanti quanto più ci si allontana dalla
superficie terrestre, e quindi dalla protezione dell'atmosfera. Ad
esempio, in un volo in aereo, l'effetto dei raggi cosmici é circa 100
volte maggiore di una zona al livello del mare.
E) Effetti biologici delle radiazioni ionizzanti
Da quando l'uomo ha scoperto la radioattività, le proprietà di vari
radioisotopi sono state sfruttate per impieghi pacifici e purtroppo,
talvolta anche a scopi bellici.
Ciò ha determinato, da una parte, lo studio degli effetti sull'uomo di
dosi di radiazioni anche elevate, e dall'altra, lo sviluppo di principi
e strumenti per una efficace protezione dalle radiazioni ionizzanti
(radioprotezione).
In termini molto generali, gli effetti delle radiazioni ionizzanti
sull'uomo possono distinguersi in effetti immediati (detti anche
deterministici) ed effetti a lungo termine (detti anche stocastici).
Gli effetti immediati sono quelli che, al di sopra di un certo valore di
dose, si manifestano indistintamente a tutti coloro che sono stati
irradiati, entro un tempo di solito assai breve (non più di qualche
giorno o qualche settimana), e per cui la gravità dei danni aumenta con
l'aumentare della dose.
Nella tabella qui sotto riportata è indicata la stima nell'individuo
adulto della soglia di dose per effetti deterministici:
Tessuto ed
effetto |
Soglia di
dose |
Equivalente
di dose totale
ricevuto in una singola
breve esposizione(Sv) |
Equivalente
di dose totale
ricevuto per esposizioni
fortemente frazionate o protratte (Sv) |
Testicoli
Sterilità temporanea
Sterilità permanente |
0,15
3,5 |
NA ¹
NA |
Ovaie
Sterilità |
2,5 ÷ 6,0 |
6,0 |
Cristallino
Opacità osservabili ²
Deficit visivo |
0,5 ÷ 2,0
5,0 |
5,0
> 8,0 |
Midollo osseo
Depressione dell'emopoiesi
Aplasia mortale |
0,5
1,5 |
NA
NA |
¹ NA indica "Non
Applicabile", in quanto la soglia dipende dall'intensità di dose più che
dalla dose totale
² Opacità lenticolari appena osservabili.
Ad esempio: una esposizione superiore a 1 Gray comporta, come
conseguenze, vomito e netta modificazione della formula del sangue; una
esposizione superiore a 5 Gray può provocare il decesso per danno al
tessuto emopoietico se il soggetto non è sottoposto a cure adeguate.
I suddetti valori si riferiscono a una esposizione omogenea a tutto il
corpo. Nel caso della radioterapia dei tumori, si arriva a somministrare
dosi molto più elevate, anche oltre 40 Gray, ma concentrate
limitatamente ed esclusivamente al tumore da distruggere.
L'esposizione a dosi più o meno elevate di radiazioni ionizzanti può
avere effetti a lungo termine che possono provocare cancro o leucemia.
Tali effetti si manifestano in modo aleatorio, che non si può predire in
modo certo per ciascuna persona sottoposta alle radiazioni.
In questi casi, si parla di probabilità di accadimento, che cresce o
diminuisce a seconda dell'entità più o meno rilevante della dose
assorbita. La stima di tale probabilità è ricavata dai dati sperimentali
(epidemiologia) ottenuti osservando le conseguenze dell'esposizione alle
radiazioni su persone o gruppi di persone (ad esempio: i giapponesi
sopravvissuti alle esplosioni nucleari di Hiroshima e Nagasaki; i
lavoratori e le popolazioni limitrofe esposti alle conseguenze di
incidenti in installazioni nucleari).
Si è potuto così stabilire che la probabilità di insorgenza di cancro o
leucemia è elevata per alte dosi, mentre è assai limitata per basse
dosi.
Il limite massimo di dose stabilito dalla legge italiana per le
persone del pubblico è 1 millisievert (1mSv) / anno al di sopra della
dose naturale di radiazioni.
Secondo gli studi sugli effetti a lungo termine, questa dose corrisponde
ad una probabilità di sviluppo di un cancro o leucemia mortale pari a 1
/ 100.000 .
F) La radioprotezione
Una volta conosciute le conseguenze dannose che l'esposizione alle
radiazioni ionizzanti può provocare, è stato necessario provvedere alla
predisposizione di adeguate misure di protezione.
E' nata così la radioprotezione, ossia un insieme di misure destinate a
garantire la protezione dalle radiazioni ionizzanti dei lavoratori,
della popolazione e dell'ambiente.
Le regole più elementari della radioprotezione sono le seguenti:
- allontanarsi dalla sorgente di radiazioni, in quanto l'intensità delle
radiazioni diminuisce con la distanza (ad esempio: le installazioni
nucleari sono circondate da una "zona di rispetto" che impedisce
l'insediamento di attività umane nelle immediate vicinanze);
- interporre uno o più dispositivi di schermatura tra la sorgente e le
persone (ad esempio, nelle installazioni nucleari, la protezione dei
lavoratori e dell'ambiente circostante è assicurata da una serie di
schermi costituti da spessori o muri di piombo, di acciaio, di cemento,
di materiali speciali);
- ridurre al minimo la durata di esposizione alle radiazioni.
Queste regole sono peraltro simili a quelle da prendere a riferimento
per proteggersi dai raggi solari (ad esempio: l'utilizzazione di creme
speciali che fungono da schermo e limitano l'esposizione).
Oltre che da norme elementari di buona pratica, la radioprotezione è
regolata da una severa normativa di legge. Negli Stati dell' Unione
Europea, ciascuno Stato Membro è obbligato a inserire nella propria
legislazione le specifiche Direttive Euratom, periodicamente
aggiornate secondo i più rigorosi standards internazionali.
In Italia, la legislazione fondamentale sulla radioprotezione è
contenuta nel Decreto Legislativo n. 230 del 1995, recentemente
aggiornato ed integrato dal Decreto Legislativo n. 241 del 2000.
I principi ispiratori di tale legge, come di tutte le analoghe leggi
dei Paesi dell'Unione Europea, sono i seguenti:
- Principio della Giustificazione dell'attività (Le attività che
comportano rischi di esposizione alle radiazioni ionizzanti devono
essere preventivamente giustificate e periodicamente riconsiderate alla
luce dei benefici che da esse derivano)
- Principio dell'Ottimizzazione della protezione (Le esposizioni alle
radiazioni ionizzanti debbono essere mantenute al livello più basso
ragionevolmente ottenibile, tenuto conto dei fattori economici e
sociali)
- Principio della Limitazione delle dosi (La somma delle dosi ricevute
non deve superare i limiti prescritti)
In relazione a quest'ultimo enunciato, la legge italiana prescrive
che non si debbano superare i seguenti limiti:
Per i "lavoratori esposti" (lavoratori impegnati in attività che
prevedono l'uso o la manipolazione di radioisotopi) al massimo 20
millisievert/anno in più rispetto alla radiazione naturale(pari, come
abbiamo visto, a 2,4 millisievert/anno)
Per tutti gli altri individui della popolazione:
al massimo 1 millisievert/anno in più rispetto alla radiazione naturale
(pari, come abbiamo visto, a 2,4 millisievert/anno).
I criteri di radioprotezione che devono essere rispettati oggi per la
costruzione di una nuova installazione nucleare impongono che la dose
che tale nuovo insediamento determina per la popolazione circostante
debba essere contenuta entro una piccola frazione rispetto al limite di
legge (pari, come già visto, a 1 millisievert/anno in più rispetto alla
radiazione naturale).
per altre
informazioni sulla radioattività
per
conoscere come si effettua il rilevamento e la misurazione della
radioattività (cenni normativi e strumenti tecnici e unità di misura)
l' uomo, le
radiazioni corpuscolari ed elettromagnetiche, le radiazioni ionizzanti
Le applicazioni della radioattività e delle
radiazioni ionizzanti
fonte: A.N.P.A.
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