Quali fattori per la scelta? scientifici? ...o
forse politici?
Ci si chiede se la scelta di Scanzano Ionico come sito
nazionale di deposito nucleare sia stata determinata da fattori
scientifici e non dal fatto che un’area scarsamente popolata sia
semplicemente più gestibile e più controllabile sotto il profilo della
protesta e meno “costosa” in termini di voti. Non si comprende infatti
quale sia stata la procedura adottata per l’identificazione del sito nonché
le valutazioni comparate adottate. Si è voluta, infatti, sostituire una
procedura che coinvolgeva un soggetto di ricerca pubblica (ENEA) con una
procedura svolta da un soggetto gestito in termini commissariali, il quale
soggetto sarà poi lo stesso destinato a realizzare l’opera di smantellamento
e installazione del sito (la Sogin S.p.A.).
Inoltre, il Ministero dell’Ambiente, che dovrebbe essere il Ministero
vigilante, è direttamente coinvolto nella stessa Società visto che il
Vicepresidente di questa è anche Capo di Gabinetto. Un’operazione tanto
delicata avrebbe richiesto la piena trasparenza e partecipazione di tutti i
soggetti interessati e l’affidamento delle scelte ad un organismo
scientifico qualificato e indipendente che in Italia certo non manca (CNR;
ENEA; ANPA, Istituto Superiore di Sanità).
Si prevederà inoltre la militarizzazione di un territorio che avrà come
diretta conseguenza la difficoltà di accesso alle procedure di gestione, e a
tutte le notizie relative al sito dove verranno stoccate alcune decine di
migliaia di metri cubi di scorie nucleari. Ciò che preoccupa è anche il
contesto normativo che riguarda il riordino energetico: alla scelta del
primo sito di scorie nucleari in Italia corrisponde, infatti, una nuova
norma che consentirà, se approvata, di trattare come merci e non più come
rifiuti i materiali radioattivi (art.27 comma 1 del cosiddetto decreto
Marzano ancora in discussione alla Camera).
[1]
''Che all' Enea i rappresentanti dei partiti di governo
aggrediscano Carlo Rubbia in modo corale e durissimo, è cosa
francamente inaudita''. Lo afferma Pierluigi Bersani,
europarlamentare e responsabile Economico della Segreteria nazionale
dei Ds.
''L' Enea - prosegue Bersani - e' allo sbando, ma chi ne ha la prima
responsabilità è il governo. Avendo mostrato di non avere un' idea
delle politiche energetiche, dell'innovazione e della ricerca, il
governo non può certo sapere che cosa fare
dell' Enea e come dare una prospettiva a questo ente. Gli effetti di
questa latitanza si sono visti e rischiano di portare l'Enea oltre il
punto di non ritorno''.
''Un uomo solo al comando, per quanto autorevole - aggiunge - non può
certo risolvere un problema del genere; caricarglielo improvvisamente
tutto sulle spalle è assurdo. Evidentemente i partiti di governo
hanno l'intenzione di mettere le mani sull' Enea così come hanno fatto
per altre società od enti, a cominciare da Sogin''.
''C' è da sperare - conclude Bersani - che una manovra del genere non
passi sotto silenzio e che si eviti la spartizione clientelare e lo
scempio definitivo di uno straordinario patrimonio scientifico e
tecnico di cui il paese avrebbe un enorme bisogno''.
[2]
fonti:
http://www.wwf.it/basilicata/news/14112003_6568.asp
[1]
ANSA - 4 ottobre 2004 [2]
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