Il GIS (Sistema Informativo Geografico) per l’individuazione di
aree potenzialmente idonee alla localizzazione del Deposito Nazionale
dei Materiali Radioattivi - GSP3-SITO
(Sintesi) - (Attività al Gennaio 2003)
Nello stesso 1996 l'ENEA, per dare seguito alle indicazioni della
Commissione Grandi Rischi, costituì una Task Force per il Sito
Nazionale di Deposito dei Materiali Radioattivi (Task Force SITO),
incaricata di intraprendere le azioni di natura progettuale e sitologica
dirette alla individuazione e qualificazione di un sito idoneo ad ospitare
il deposito, incluso quello per l'immagazzinamento temporaneo di lungo
periodo dei rifiuti ad alta attività, ed alla progettazione del sistema.
Nel 2002 la TaskForce ENEA fu denominata "Grande Servizio Paese 3 -
Sito" (GSP3 - SITO) e la direzione fu affidata a Gianpiero
Santarossa. Da allora le attività pratiche si sono ridotte, lavorando
più sugli aspetti normativi. Gianpiero Santarossa è stato direttore
fino a circa giugno 2003 (è andato in pensione) ed è stato sostituito
dal Direttore Generale ad interim. Da allora in pratica le attività si
sono fermate.
Nello stesso 2003 tutta la materia "nucleare" è stata sfilata dall'
ENEA e dall' ENEL e affidata alla SOGIN di Carlo Jean, che nelle
successive decisioni adottate non ha per nulla tenuto conto delle
conclusioni dell' ENEA.
Di seguito è riportato il resoconto delle analisi territoriali in
ambiente GIS effettuate dal GSP3-SITO. Vi si illustra la procedura
usata per definire i criteri d’esclusione per la localizzazione del
Deposito, il loro utilizzo e i risultati conseguiti.
1.
Sommario
2. Introduzione
3.
Pianificazione
concettuale e procedurale per la valutazione del territorio
4.
Analisi del
territorio a scala nazionale
5.
Analisi del
territorio a scala regionale e locale
6.
Classificazione
e vaglio delle aree non escluse
7.
Conclusioni
5. Analisi del territorio a
scala regionale e locale
Le aree selezionate con la procedura GIS di secondo livello sono
state, come accennato in precedenza, verificate ad un dettaglio
sufficiente per attuare la selezione di quelle che elle aree sulle
quali concentrare l’attenzione ai fini di una caratterizzazione
geo-ambientale dei siti potenziali.
A questo livello di analisi, che indicheremo come analisi GIS di terzo
livello, si procede per gradi, utilizzando studi e cartografia a
carattere locale, fotografie aeree e Carte Tecniche Regionali.
Questo terzo livello di analisi è stato realizzato nella finalità di:
- procedere alla verifica sistematica
sulle aree già individuate di alcuni requisiti fondamentali di
idoneità che non è stato possibile verificare alla scala di analisi
del secondo livello. Si è trattato in particolare di effettuare il
rilevamento:
- della presenza nell’area potenzialmente idonea di rilevanti
insediamenti,
manufatti, opere, infrastrutture, ecc.;
- delle caratteristiche idrogeologiche dell’area in termini di
direttrici di
deflusso delle acque sotterranee e di importanza degli acquiferi;
- degli indizi di dissesto dei versanti.
- definire e applicare una procedura
di valutazione parametrica delle caratteristiche fisiche e
territoriali delle aree per:
- eliminare dall’insieme delle aree potenzialmente idonee quelle che
non
superano il vaglio dei criteri di esclusione definiti per il terzo
livello di analisi;
- definire un insieme ristretto di aree da proporre per avviare il
processo di precaratterizzazione dei siti potenziali.
Le aree prese in considerazione
sono riportate in Fig. 5.
Fig. 5 – Aree non escluse
dall’applicazione automatizzata
dei criteri di esclusione tramite
GIS e con superficie maggiore di
300 ettari 5.1.
Analisi GIS di Terzo Livello e integrazione dei dati a scala locale
Per raggiungere gli obiettivi individuati per la terza fase di
analisi GIS si è proceduto alla integrazione dei dati che potevano
permettere il passaggio della scala di analisi dalla regionale
(1:200.000) alla locale (1:100.000 – 1:10.000) almeno per la
verifica dei requisiti di sito fondamentali.
Le azioni intraprese consistono nell’esecuzione, sulle aree
potenzialmente idonee, di un’analisi a scala locale per rilevare:
- presenza di insediamenti urbani e di fabbricati rurali, mediante
l’utilizzo di foto aeree a scala 1:10.000;
- geologia di dettaglio, ricavata dai fogli a scala 1:100.000 del
Servizio Geologico
Nazionale, da altre fonti bibliografiche e dai sopralluoghi;
- caratteri generali della situazione idrologica e idrogeologica
dell’area da bibliografia e dalla cartografia geologica e
topografica e dai sopralluoghi;
- presenza di indizi di dissesto e di processi di erosione dei
versanti dalla
fotointerpretazione e da osservazioni in campo.
Precedentemente all’avvio dei sopralluoghi alle aree si è proceduto
ad una prima verifica, con l’ausilio del sistema informativo
territoriale, delle loro caratteristiche utilizzando:
- aerofotografie digitali 1:10.000 georeferenziate (AIMA, volo 1994)
- Fogli della Carta Geologica Nazionale 1:100.000
- Carte Tecniche Regionali 1:10.000 e Tavolette IGM 1:25.000
- Sezioni di censimento e relativi indicatori statistici
socio-economici
Tale verifica è stata orientata alla valutazione dei risultati
ottenuti in via automatica e alla individuazione, all’interno di
ciascuna delle 214 aree idonee, dei settori che offrono condizioni
morfologiche favorevoli rispetto a due aree di riferimento:
- l’area di impianto
(approssimativamente quadrata di lato 1250 m) che rappresenta
l’estensione dell’intero impianto;
- l’area del deposito
(approssimativamente quadrata di lato 500 m) che rappresenta
l’estensione delle sole unità di deposito ed è interna all’area di
impianto.
Le condizioni da verificare sono:
- per l’area di impianto:
- pendenza contenuta
- assenza di insediamenti e/o opere rilevanti
- assenza di strade importanti
- uso del suolo di non particolare rilevanza economica
- per l’area del deposito, oltre
alle condizioni precedenti, l’acclività deve essere
contenuta per evitare grandi movimenti di terra.
Parallelamente alle verifiche
preliminari sulle aree si è proceduto ad un approfondimento
della caratterizzazione sismica nelle zone dove le incertezze dei dati
a scala nazionale non
permettevano una proficua applicazione dei criteri di esclusione a
scala locale. Tale
approfondimento ha avuto la finalità principale di evidenziare la
distribuzione della
pericolosità sismica per verificare l’esclusione delle aree non adatte
alla localizzazione del
deposito.
Le zone oggetto di indagine sono state:
- Toscana Meridionale-Alto Lazio;
- Basso Molise-Gargano;
- Tavoliere Pugliese;
- Fossa Bradanica.
Sul territorio italiano le conoscenze sulle faglie attive (che possono
generare terremoti) sono alquanto lacunose e disomogenee rispetto al
dettaglio richiesto per la valutazione dell’idoneità dei siti. Per
tale motivo e nella finalità di definire una procedura operativa per
escludere le zone maggiormente a rischio di fagliazione superficiale,
liquefazione delle sabbie o soggette ad accelerazioni di picco troppo
onerose per il progetto, sono state condotte indagini specifiche su
cinque grandi aree del territorio nazionale appartenenti a diversi
ambiti geodinamici. Gli studi sono stati effettuati dal Dipartimento
di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e coordinati dal Prof.
Paolo Scandone.
Tali studi hanno prodotto un significativo passo in avanti nella
individuazione delle
strutture sismogenetiche e quindi della pericolosità sismica nella
zona del basso
Molise-Gargano e Tavoliere Pugliese.
In Fig. 6 è illustrato l’andamento della faglia di Apricena per la
quale sono state riconosciute evidenze di attività in tempi recenti.
Fig. 6 - Campo macrosismico del terremoto del 30/07/1627) e
traccia del segmento della faglia di Apricena i. In verde è
indicata la struttura del campo Chieuti
Le mappe di pericolosità sismica,
utilizzabili per la valutazione del potenziale danno sismico ad
opere civili, industriali ed infrastrutturali, sono state
realizzate dal Dipartimento per lo Studio del Territorio e delle
sue Risorse-Sezione Geofisica, dell’Università degli Studi di
Genova e coordinate dal Prof. Claudio Eva.
Tali mappe (v. Fig. 7) vengono prodotte calcolando la
probabilità che in ogni punto del territorio possa essere
superata o meno una soglia di accelerazione di picco del suolo
per terremoti con un determinato periodo di ritorno.
Fig. 7 - Distribuzione della
pericolosità sismica nell’ Italia centrale
Le metodologie per la valutazione
probabilistica della pericolosità sismica richiedono
necessariamente, come input alla procedura di calcolo, le
informazioni su:sorgenti
sismiche (aree sismogenetiche o faglie) e la loro
caratterizzazione in termini di ricorrenza dei terremoti,
magnitudo massima, tasso di deformazione, meccanismi di
frattura, ecc.;
Le mappe di pericolosità sismica sono andate a costituire un
tema del Sistema Informativo Territoriale per la classificazione
delle aree.
Nella figura 8 si illustra una maschera del database del sistema
informativo che riporta per le diverse aree idonee i dati
generali e le informazioni provenienti dall’analisi delle fonti
bibliografiche, dalle considerazioni specialistiche e dalla
fotointerpretazione.
Fig. 8 – Una maschera del data base delle aree potenzialmente
idonee
Quale esempio delle attività GIS di terzo livello, si riporta la
Figura 9 dove si illustra la
digitalizzazione degli edifici presenti nelle aree
potenzialmente idonee.
Fig. 9 – Digitalizzazione degli edifici da ortofoto
1:10.000
La Figura 10 mostra un esempio dei risultati
della fotointerpretazione per la individuazione
degli indizi di dissesto dei versanti,
successivamente verificati sul campo. Questa operazione deve
essere effettuata durante le
indagini a scala locale non essendo disponibile una carta
tematica di dettaglio a scala
nazionale.
Fig. 10 – Risultato della fotointerpretazione per il rilevamento
degli indizi di dissesto
I
dati acquisiti dalle indagini a scala locale, una volta immessi
nel Sistema Informativo Territoriale (v. Fig. 11), vengono
utilizzati per le valutazioni comparative delle aree e la loro
classificazione.
Fig. 11 – Cartografia tematica di un’area gestita in ambiente
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