La
centrale nucleare in fase di smantellamento ex-ENEL di Trino Vercellese
(Vercelli)
La centrale nucleare “Enrico Fermi” di Trino è
il frutto della prima iniziativa industriale avviata in Italia in campo
nucleare.
Il 14 ottobre del 1955, all’indomani della Conferenza di Ginevra “Atoms for
Peace”, la Edison chiese a tutti i principali costruttori di reattori
un’offerta per la realizzazione della prima centrale nucleare italiana.
Nel dicembre 1955 fu costituita la società SELNI con sottoscrizione
paritetica del capitale da parte di elettroproduttori privati (Edison, SADE,
Romana, SELT-Valdarno e SGES) e pubblici (IRI-Finelettrica con SME, SIP,
Terni e Trentina).
Nel dicembre ‘56 la Edison sottoscriveva con la Westinghouse una lettera
d’intenti per la fornitura di un reattore PWR da 134 Mw subordinata alla
conclusione di un accordo Italia-USA per la fornitura di combustibile
nucleare e la concessione di un finanziamento Eximbank.
Nell’aprile ‘57 l’iniziativa della Edison era trasferita alla SELNI, il cui
controllo era assunto dalla Edison. Alla fine del ‘57 un pool formato da IMI
ed Eximbank sottoscrisse il finanziamento dell’impresa per 34 milioni di
dollari. Per la localizzazione dell’impianto fu accettato un terreno offerto
dal comune di Trino
I lavori per la costruzione della centrale iniziarono nel ‘61 e si
conclusero in meno di tre anni. Il 21 giugno 1964 il reattore raggiunse la
prima criticità e a partire dal 22 ottobre 1964 iniziò a immettere
elettricità in rete, operando - per effetto delle trasformazioni apportate
al primo progetto - con una potenza elettrica di targa di 270 Mw.
Nel 1966, per effetto della legge sulla nazionalizzazione elettrica, la
proprietà della centrale passò all’ENEL.
Il reattore fu fermato nel ‘67 a causa di problemi tecnici allo schermo
radiale del nocciolo e fu riavviato nel 1970 dopo gli interventi di
riparazione. Una seconda fermata fu imposta nel 1979 per gli adeguamenti
decisi in seguito all’incidente di Three Mile Island (USA). I lavori tennero
fermo il reattore fino a tutto il 1982. Dopo il riavvio il reattore di Trino
continuò ad operare fino al 1987.
Nel 1987, dopo l’ultima fermata per la ricarica del combustibile, la
centrale di Trino non fu riavviata, in attesa delle decisioni del Governo
conseguenti al mutamento degli indirizzi di politica energetica seguiti al
referendum dell’87. Nel luglio 1990 il CIPE dispose la sua chiusura
definitiva, dando mandato all’ENEL di predisporre il piano di
decommissioning.
Fino al momento della sua fermata definitiva la centrale ha operato con il
migliore standard di rendimento fra le centrali nucleari italiane,
producendo complessivamente 26 miliardi di kWh di elettricità, equivalente a
tredici volte il fabbisogno annuo dell’87 della provincia di Vercelli (2
miliardi di kWh).
Nel novembre 1999 la proprietà della centrale – così come per le altre tre
centrali nucleari italiane – è stata trasferita a SOGIN, che ha il mandato
di procedere alla sistemazione dei materiali radioattivi presenti nel sito,
allo smantellamento della centrale e al recupero e alla valorizzazione
dell’area.
Nel 2000 SOGIN ha predisposto e presentato alle competenti autorità il
progetto globale di smantellamento dell'impianto.
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dell' "Inventario Nazionale dei Rifiuti Radioattivi - ENEA
2000"
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