Comunicazione del Movimento |
Precisazioni della SOGIN |
La Sogin
in data odierna in una riunione pubblica nel comune di Rotondella
ha presentato il suo piano di comunicazione di area
all’amministrazione e alle associazioni. Il piano di comunicazione
di area rientra tra i programmi della Sogin spa per informare le
popolazioni interessate sulle proprie attività svolte negli
impianti nucleari, al fine di rendere trasparenti le attività e di
tranquillizzare le popolazioni su eventuali rischi secondo quanto
previsto dall’ ultimo Decreto Marzano, che da anche ampi poteri
gestionali alla Sogin spa in tema di gestione del decommision
nucleare, riutilizzo produttivo dei siti, definizione del sito
unico nazionale (dopo apposite convenzioni con il governo) e
infine compensazioni economiche per i territori che dovranno
ospitare le scorie. |
– Il Decreto Marzano (DM 2.12.2004) non fa che
confermare a SOGIN gli indirizzi operativi emanati nel precedente
Decreto Letta (DM 7.5.2001), che danno attuazione agli indirizzi
strategici emanati dal Ministro Bersani (Documento al Parlamento
14.12.1999). Il DM 2.12.2004 aggiunge la possibilità di inviare
all’estero il combustibile nucleare irraggiato (incluso quello
della Trisaia, se sarà possibile).
– In tema di comunicazione non è il Decreto Marzano (2.12.2004) a
indicare le responsabilità del gestore dell’impianto, ma il D.Lgs.
230/95 (Titolo I, Sezione II). È sulla base di questa norma che
SOGIN conduce le proprie attività di comunicazione nel rispetto
delle linee guida internazionali emanate dall’ ONU-IAEA, dall’
OCSE-NEA e dalla Commissione Europea.
– Il Decreto Marzano 2.12.2004 non attribuisce a SOGIN alcun
mandato autonomo in tema di definizione del sito unico nazionale e
in tema di compensazioni economiche. Il decreto conferma a SOGIN
il compito (già conferito dal Decreto Letta 7.5.2001) di fornire
supporto tecnico al Ministero delle Attività produttive nelle aree
di competenza di quest’ ultimo.
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Stranamente il sito di TRISAIA è in controtendenza con le attività
svolte negli altri impianti nucleari ITALIANI, negli altri siti il
combustibile nucleare va all’ estero per il riprocessamento e le
comunità festeggiano sotto la propaganda politica. |
– Il
combustibile presente in Trisaia non può essere ritrattato, dal
momento che nel mondo non esistono impianti in grado di ritrattare
combustibile uranio-torio.
– Per il suddetto motivo le soluzioni che SOGIN sta perseguendo
sono, nell’ ordine, lo stoccaggio a secco degli elementi entro
contenitori corazzati e il successivo trasporto negli USA (se sarà
possibile) o al deposito nazionale (quando sarà disponibile). |
In
Trisaia è invece previsto l’arrivo di materiale nucleare, si
tratta delle quindici barrette di Elk River che si trovano presso
la Casaccia di Roma utilizzate per altri esperimenti che dovranno
ritornare entro il 2006. |
– Negli
anni scorsi l’ ENEA decise di trasportare presso il centro della
Casaccia, al fine di analizzarle, alcune delle barrette che
componevano gli elementi Elk River della Trisaia.
– La soluzione più razionale è che quelle barrette tornino alla
Trisaia per essere gestite insieme agli elementi di combustibile
di cui facevano parte. |
Il prato
verde tanto propagandato per fini eco-comunicativi diventerà
produttivo, il terreno della Trisaia anche se formalmente la sogin
non ha acquisito la proprietà resterà sotto servitù elettrica come
accade per Caorso. |
– Gli
impieghi futuri dell’ area su cui sorge
l’ impianto ITREC saranno decisi in accordo con le istituzioni
centrali e locali.
– Non si comprende perché la Trisaia – che non ha mai ospitato un
impianto elettrico – si debba considerare “sotto servitù
elettrica” (la definizione non vale neppure per il sito di Caorso). |
Dopo una
riunione sulla comunicazione però i nostri dubbi rimangono e
aspettiamo una risposta:
1) sull’utilizzo produttivo di Trisaia che è in attesa di
sciogliere il nodo delle barre di elk River che a detta del Dr.
Spezia sono di proprietà italiana e che i rapporti diplomatici
forse porteranno ad un rientro in USA |
– Gli
elementi Elk River sono considerati dagli USA proprietà ENEA e che
sono in corso trattative intergovernative per convincere gli USA a
riprenderseli in carico, eventualmente dietro compenso economico. |
2)sulla
possibilità che Trisaia diventi sito provvisorio definitivo tra le
tante opzioni che lascia intravedere il decreto marzano per le
scorie italiane di II e III cat. in sostituzione del deposito
nazionale |
– Non
esiste alcuna possibilità che la Trisaia ospiti in futuro un
deposito definitivo di materiali radioattivi. |
3)Sul
futuro dell’ Itrec , che dovrà essere messo in sicurezza secondo i
programmi e dove non compare la parola demolizione e
impacchettamento come rifiuto o scoria, la sperimentazione sul
ciclo uranio torio in altre parti del mondo esiste, se l’impianto
è reversibile potrebbe anche funzionare diversamente, in un futuro
ritorno del nucleare sarebbe possibile riattivare l’impianto anche
a livello industriale oltre che sperimentale con il rischio di
creare una Sellafield lucana. |
– Il
futuro obbligato dell’impianto ITREC è lo smantellamento. I
programmi di attività di SOGIN – che sono stati e saranno
ampiamente illustrati in sede pubblica - passano attraverso lo
stoccaggio a secco del combustibile irraggiato e il
condizionamento di tutti i materiali radioattivi presenti
nell’impianto.
– Anche nell’ipotesi (peraltro molto remota) di una riapertura
dell’opzione nucleare in Italia, l’ impianto ITREC, data la sua
particolarità, non riveste più alcun interesse né scientifico né
industriale. |
4) Sulla
gestione militare del nucleare in piena guerra globale, in piena
militarizzazione del nostro sud, con la nascita della futura base
nato di Taranto, considerando che la Sogin ha appalti
internazionali ci chiediamo quali esperimenti saranno condotti in
Trisaia e a cosa serviranno i laboratori del centro. |
– Da
parte SOGIN non saranno condotti esperimenti di alcun tipo.
– I laboratori SOGIN serviranno alle attività di monitoraggio
sotto la sorveglianza dell’ Autorità di controllo, come previsto
dalle norme e dai regolamenti vigenti. |
5)Sulla
sicurezza, che purtroppo non si fa con le belle parole, deve
essere prima interna al centro per la salvaguardia di chi vuole
lavorare in questi impianti e successivamente esterna per le
popolazioni. |
– La
sicurezza dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente è
effettivamente al centro delle attenzioni di SOGIN ed è garantita
in modo assoluto dal sistema istituzionale di controllo. |
6) Su chi
controlla i controllori, il monitoraggio ambientale va fatto dalla
Sogin e vanno bene l’ Apat e anche l’ Arpab, ma il cerchio deve
chiudersi con i tanti comitati cittadini in ottica di massima
trasparenza, cosi come avviene nel resto d’ Europa. |
– SOGIN
svolge le proprie attività sotto il controllo del sistema
istituzionale, secondo quanto previsto dalle norme e dai
regolamenti vigenti.
– Fermo restando per SOGIN l’ obbligo di informare i cittadini, il
controllo diretto da parte di questi ultimi ha poco senso in un
settore in cui è necessario disporre di conoscenze specialistiche.
– In Italia come nel resto del mondo, il controllo da parte delle
amministrazioni locali (e quindi dei cittadini) è comunque
possibile in ogni momento, sia direttamente, sia attraverso gli
organi istituzionalmente preposti (APAT, ARPA, ASL, Vigili del
Fuoco, Forze dell’ Ordine), sia attraverso consulenti
indipendenti. |
7)Sui
Piani di emergenza e il monitoraggio su ambiente e popolazione
(mai attivati per la tutela della salute pubblica). |
– Piani
di emergenza e piani di monitoraggio sono sempre stati attivi, lo
sono tuttora e lo saranno in futuro, sotto il controllo non di
SOGIN ma del sistema istituzionale.
– La competenza in materia di emergenza è della Prefettura, in
materia ambientale dell’APAT, in materia sanitaria del Ministero
della Salute. |
8) Sulla
sicurezza fisica del centro che si trova sotto 500 milioni di mc
di acqua della diga di Montecotugno, non abbiamo un piano di
emergenza dighe e studi scientifici a livello universitario su una
possibile tracimazione. |
– Sulla
base degli studi condotti dall’Autorità di bacino, non c’è per
l’impianto ITREC alcun rischio associato alla presenza della diga
(peraltro edificata dopo l’insediamento dell’ ENEA). |
9)Su chi
paga i danni al tessuto economico (agricoltura e turismo) e allo
sviluppo urbanistico del comune di Rotondella (altro che quattro
posti di lavori) per la presenza di questo centro nucleare. |
– La
materia non è di competenza di SOGIN, che è subentrata all’ ENEA
con l’unica responsabilitàdi mettere in sicurezza e smantellare l’
impianto, e quindi di rimuovere dal territorio i fattori di
rischio esistenti. |
Se
comunicare significa pubblicizzare un messaggio in modo che i
cittadini colgano la bontà del prodotto o del servizio, iniziamo
pure a comunicare, però non giochiamo sulle interpretazioni dei
decreti, sui termini parafrasati inerenti l’ ecologia e la
sicurezza in termini anglosassoni più alla moda.
La comunicazione e i decreti trasformano i prodotti inquinanti in
prodotti di normale utilizzo, come la spazzatura di Napoli in
ecoballe smaltibile in impianti a biomasse ecologiche per la
produzione di energia pulita, le scorie radioattive in
combustibile per esperimenti nucleari, i livelli di radioattività
fuori norma in radioattività ambientale trascurabile e gli
incidenti nucleari sono solo dei malfunzionamenti di impianti I
decreti trasformano l’acqua inquinata in acqua potabile e i
cittadini e le popolazioni in questo modo non corrono più rischi,
ci viene da chiedere se la pubblicità falsa e ingannevole è ancora
punita dalla legge? |
– SOGIN
comunica sulla base di un preciso dovere che è anzitutto etico, ma
anche normativo.
Non ha mai “parafrasato” o “trasformato”
alcunché. Al contrario, ha avviato una azione di informazione
capillare che, a quanto pare, fino ad oggi è mancata o non ha
avuto gli effetti sperati.
– Siamo pronti a recepire qualunque proposta di miglioramento del
processo comunicativo, ma riteniamo che comunicare in modo
trasparente e completo non possa attirare a SOGIN l’ accusa di
fare pubblicità ingannevole. |