Berlusconi parla di nucleare
e le reazioni politiche
20-01-2005 - Il futuro ha bisogno di altre
fonti di energia; su questo le opinioni sono pressochè unanimi e
questo ha ricordato Silvio Berlusconi, in occasione dell'
inaugurazione del nuovo elettrodotto che collega la nostra rete
elettrica a quella svizzera. Ma il presidente del Consiglio ha fatto
anche un riferimento all'energia nucleare, che è bastato a creare un'
altra occasione di scontro con l' opposizione.
Il discorso di Berlusconi non riguardava l' immediato futuro ma la
prossima legislatura, nè ha espresso un indirizzo chiaramente
filo-nucleare ma si è limitato a citarlo come uno dei temi che sarà
sul tavolo quando ci sarà da ''impostare un piano nuovo e rispondere
alla domanda che pende sul nostro paese''. Una domanda fatta di un
costo dell' energia troppo alto. Una frase è ancora poco per
riaccendere le centrali spente negli anni '80; ma è abbastanza per
riaccendere le polemiche su un tema che un' intera generazione di
ambientalisti, nei Verdi e in altri partiti, considera di importanza
cruciale.
E infatti alle parole di Berlusconi ha fatto seguito il fuoco di
sbarramento da parte di quanti il ritorno al nucleare non lo ammettono
nemmeno in ipotesi. Così Ermete Realacci, deputato ambientalista della
Margherita, attacca la premessa secondo cui il nucleare può risolvere
il problema del costo dell' energia.
Se il problema è questo, osserva, il nucleare è doppiamente sbagliato
percheèi costi per costruire le centrali e per smaltire le scorie lo
rendono comunque anti-economico.
Stando così le cose, afferma il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro
Scanio, c' è da chiedersi ''chi c' è dietro le parole di Berlusconi,
chi ha interesse alla costruzione di centrali nucleari in Italia''.
Tanto più che, afferma Pecoraro, contro il nucleare ci sono argomenti
vecchi, come le scorie, e nuovi, come la carenza di uranio da qui a
qualche decennio e il rischio che le centrali possano essere oggetto
di attacchi terroristici.
Gli argomenti più ricorrenti da parte dell' opposizione sono due:
il primo riguarda il fatto che l'uscita dal nucleare fu decisa dall'
Italia dopo i referendum del 1987, e quindi il governo non potrebbe
cambiarla; il secondo riguarda il protocollo di Kyoto, sul quale,
attacca Patrizia Sentinelli, del Prc, il governo deve spiegare ''la
sua inadempienza''. Quel protocollo, ricorda Fausto Giovanelli,
dei Ds, impone di rivedere la politica energetica in un senso tutto
diverso da quello ipotizzato da Berlusconi perchè parla della
necessità di controllare la domanda di energia, di fonti rinnovabili,
di decentramento della produzione e investimento nella ricerca;
''tutte cose che Berlusconi non fa, e di cui quindi non parla''.
Chi dà una lettura politica dell' esternazione di Berlusconi è Marco
Rizzo, del Pdci, che ironizza sui ''sogni di nucleare'' del presidente
del Consiglio, ma si preoccupa soprattutto del fatto che questi
riguardino la prossima legislatura. Mentre, per Rizzo, ''una
legislatura di Berlusconi basta e avanza''.
La difesa di Berlusconi è assunta in prima battuta dalla vice
capogruppo di Forza Italia alla Camera, Isabella Bertolini, per la
quale le critiche vengono da ''una sinistra miope, controriformista,
priva di idee e fuori dalla realtà''. Mentre Luigi D' Agrò apprezza il
''coraggio'' di Berlusconi nel toccare un ''tabù'', che ci costa l'
energia più cara d' Europa.
Peraltro, come sottolinea Adolfo Urso, di An, vice ministro delle
attività produttive, il governo ha già cominciato a mettere mano al
tema ''consentendo alle imprese italiane di operare all' estero nel
settore nucleare e, quindi, di riprendere la strada della ricerca e
dell'innovazione''. Una scelta che Urso considera importante per la ''modernizzazione''
del paese, che a suo avviso non può prescindere dal nucleare.
fonte:
notizia ANSA
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